Il concetto di sostenibilità aziendale non è più una novità, visto che se ne parla da anni; ciononostante il dibattito sul “come” farla è sempre vivo. Altrettanto vivace è quello sul “perché” adottare un modo di affrontare la gestione del business che richiede comunque cambiamento di abitudini, nuove conoscenze, spesso investimenti. Imprenditori e manager vivono costantemente sotto la pressione di decisioni da prendere, dovendo continuamente trasformare conflitti tra priorità e obiettivi in un contesto di risorse limitate. In più, un luogo comune – molto diffuso anche se completamente errato – è che la sostenibilità sia una sorta di “costo in più da sostenere per sembrare più buoni”, o “ecologici”.
È perciò naturale che i manager abbiano dubbi ed esitazioni quando si trovano di fronte alla proposta di adottare la sostenibilità come strategia di gestione aziendale.
Tuttavia, oggi il “business case” della sostenibilità è chiarissimo e dimostrato da molte esperienze e studi di grande solidità: fare sostenibilità è ormai indiscutibilmente vantaggioso per l’impresa.
In quest’articolo illustriamo alcuni dei principali motivi a sostegno di quest’affermazione, fornendo ai decisori 7 buone ragioni per intraprendere la strada della sostenibilità integrata.
Perché fare sostenibilità aziendale? 7 buoni motivi che non puoi ignorare
1. È indispensabile per finanziare gli investimenti
Il mondo finanziario ha ormai imboccato con decisione la strada della sostenibilità, concentrandosi sui cosiddetti “ESG Investments” o “investimenti sostenibili”. Ciò significa che gli investitori valutano la qualità degli investimenti in base a criteri d’impatto ambientale, sociale, di trasparenza e responsabilità di gestione. In pratica: un’impresa che vuole finanziarsi sul mercato dei capitali oggi dev’essere in grado di documentare il proprio impegno nella sostenibilità.
L’ammontare di risorse disponibili esclusivamente in base a performance ESG documentabili si conta oggi nelle decine di trilioni di dollari. Secondo alcuni studi, entro il 2025 la quasi totalità (oltre l’85%) della finanza mondiale a disposizione delle imprese sarà esclusivamente mirata a “investimenti sostenibili”.
In ogni caso il costo del finanziamento è inferiore per le imprese con buone performance di sostenibilità e così lo sono anche i costi assicurativi, che si possono considerare come un modo di finanziare la copertura dei rischi passivi.
2. Maggiore redditività e performance
Le imprese che adottano la sostenibilità integrata hanno una migliore redditività. Serie storiche ormai pluridecennali dimostrano una migliore performance dei titoli azionari delle imprese che adottano forti strategie di sostenibilità rispetto a quelle che non lo fanno.
Fonte immagine: hbr.org
È la stessa gestione dell’impresa a beneficiare dell’approccio sostenibile, massimizzando l’utilizzo delle risorse impiegate, eliminando sprechi, rifiuti ed emissioni, oltre a progettare e produrre prodotti più performanti.
Per citare un caso concreto: un’impresa tra i più famosi pionieri della sostenibilità, Interface, già fortemente impegnata dalla metà degli anni ‘90 del secolo scorso, solo nei primi 5 anni ha aumentato:
- del 77% il fatturato
- del 300% i profitti
- l’occupazione del 73%.
Al contempo ha ridotto:
- il consumo di acqua nei processi del 75%
- del 67% la quantità di rifiuti mandati a discarica.
Tra gli altri elementi che concorrono ai risultati eccellenti delle imprese sostenibili vi sono sicuramente una diminuzione dei rischi, e dunque dei costi connessi, un maggior tasso d’innovazione e la capacità di aprire nuovi mercati, oltre a ottenere spesso un prezzo superiore alla concorrenza per i propri prodotti.
A chi volesse approfondire un’analisi di alcuni dei complessi fattori alla base delle migliori prestazioni delle imprese sostenibili consigliamo il bestseller “The Sustainability Advantage: seven business case benefits of a triple bottom line” di Bob Willard, già top manager IBM e oggi grande divulgatore della sostenibilità.
3. Il favore dei consumatori
La domanda di prodotti sostenibili da parte dei consumatori è in costante aumento. Secondo uno studio di Euromonitor sui Global Consumer Trends del 2017, il 58% dei consumatori italiani si dichiara attivamente impegnato a tenere comportamenti più sostenibili nella propria vita quotidiana, inclusi i propri consumi.
Una ricerca di Lifegate (5° Osservatorio sugli stili di vita sostenibili) indica nel 67% la quantità di italiani “coinvolti” nelle scelte di sostenibilità. Percentuali molto elevate di cittadini mostrano la volontà di scegliere prodotti e servizi offerti da imprese sostenibili.
Per esempio, tra il 74 e il 79% spendono di più per elettrodomestici o lampadine a basso consumo, mentre quasi il 50% lo fa per l’energia rinnovabile, con un significativo incremento rispetto alla rilevazione precedente.
Infine, attorno al 70% si situa la percentuale di consumatori che per la propria casa sceglierebbero materiali naturali, l’efficienza energetica e l’autoproduzione sia energetica che alimentare.
Sono indicazioni molto forti di una preferenza della clientela privata che nessuna impresa può ignorare.
4. Richieste catena fornitura
Lo stesso trend dei prodotti “consumer” si manifesta per le aziende con una clientela business. Sono sempre di più le richieste di offerta e i bandi di gara che richiedono la dimostrazione di un impegno nella sostenibilità. Ciò accade perché le imprese clienti, specialmente le grandi imprese internazionali, sono sempre più soggette a verifiche del proprio impegno per l’ambiente e la responsabilità sociale sia da parte delle autorità, per esempio le commissioni di vigilanza sulla Borsa, sia da parte delle associazioni dei consumatori e delle ONG.
Sempre più imprese devono render conto ad azionisti e clienti dei propri impatti ambientali, sociali ed economici utilizzando strumenti e standard internazionali quali il GRI (Global Reporting Initiative) o l’IR (Integrated Report).
Pertanto, tutta la loro catena di fornitura deve adeguarsi e a sua volta impegnarsi, e documentarlo, verso la sostenibilità. In caso contrario, l’impresa fornitrice perde la possibilità di vendere i propri prodotti. Un incentivo non da poco!
5. Cambiamento Climatico ed evoluzione normativa
L’esigenza di contenere il cambiamento climatico e il degrado degli ecosistemi conseguenti all’attività umana sta influenzando in modo drastico le normative nazionali e sovranazionali che regolano l’attività delle imprese.
Uno dei provvedimenti più noti e consolidati è quello dei cosiddetti ETS o “Cap & Trade”. Senza scendere troppo nei dettagli, si tratta di un insieme di provvedimenti che prevede per le imprese dell’Unione Europea dei limiti alla possibilità di produrre emissioni di gas climalteranti, prevalentemente CO2, ossidi di Azoto e Perflurocarbonati (dalla produzione di Alluminio).
Il meccanismo, sorto nel 2005, prevede un progressivo restringimento dei limiti alle emissioni, fino a un -45% nel 2030 (rispetto alle emissioni dell’anno di riferimento, cioè il 2005). Ciò significa che le imprese capaci di innovare i propri processi in direzione di una maggior sostenibilità possono spendere meno per acquistare “titoli di emissione”, così rendendo più competitivi i propri prodotti.
Inoltre, attualmente l’Europa sta definendo norme vincolanti basate sulle cosiddette BAT (Best Available Technologies), cui saranno presto sottoposte tutte le imprese operanti nell’ambito dell’Unione. Naturalmente sono tutte normative che vanno nella direzione di una maggior sostenibilità delle produzioni, coerentemente con le politiche Comunitarie che mirano a rendere l’Europa il primo continente Carbon Neutral entro il 2050.
La scelta dell’impresa di fronte a questa evoluzione è tra: subire l’evoluzione, aspettando la cogenza delle norme per adeguarsi, con costi elevati e in ritardo sulla concorrenza; oppure anticipare l’evoluzione, adottando una strategia sostenibile e innovando prodotti, processi e modelli di business.
L’impresa che adotta questa seconda scelta precede i propri competitor e trasforma i potenziali vincoli derivanti dall’evoluzione normativa in un’opportunità di rendersi più competitiva.
6. Finanza Agevolata
Conseguente alla tendenza accennata nel punto precedente, è il vantaggio legato alla disponibilità di finanziamenti agevolati per la ricerca e lo sviluppo. Il cosiddetto Green Deal Europeo prevede una cifra importantissima, circa 1000 miliardi di €, per lo sviluppo di un’economia sostenibile, a basse emissioni di carbonio e circolare.
Ciò significa che nel prossimo decennio 2020 – 2030 le risorse di finanza agevolata messe in campo dall’Unione Europea per le imprese saranno quasi esclusivamente indirizzate alla sostenibilità e all’economia circolare.
L’impresa che desidera investire, e ricevere sostegno dalla finanza agevolata per la ricerca e l’innovazione di prodotti e processi, deve per forza indirizzare il proprio sforzo verso la sostenibilità: per esempio la ricerca di produzioni basate su processi circolari, con l’utilizzo di materie rinnovabili, prodotti riutilizzabili o riciclabili a fine vita, minor utilizzo di energia e così via.
Se la scelta è obbligata, dall’altro lato la disponibilità di risorse finanziarie è molto elevata. Sebbene vi siano ancora alcuni dettagli da definire, anche le misure per la ripresa post crisi Covid-19 pare saranno vincolate ai parametri del Green Deal e questo, in un momento di drammatica difficoltà per le imprese, rappresenta un’ulteriore motivazione per adottare subito la sostenibilità integrata come strategia d’impresa.
7. Attrarre i migliori talenti e conservarli
L’imprenditore lungimirante sa che il patrimonio più importante dell’impresa sono le persone, e che quelle di maggior qualità, oltre a essere rare, sono sempre in grado di scegliere dove impiegare il proprio talento. Per questo è importante che l’impresa sia attraente per queste persone.
A tal proposito, pertanto, è bene tenere a mente che i cosiddetti “Millennials” e le generazioni successive sono molto diversi dai loro genitori. Una delle caratteristiche salienti, che dimostrano con costanza, è l’attenzione ei temi dell’ambiente e dell’etica.
Meno attente al denaro e alla stabilità dell’impiego, le nuove leve del mondo del lavoro desiderano stili di vita più salutari, quindi sono attente al rispetto dell’ambiente e della biodiversità, e soprattutto a svolgere un lavoro che sia “colmo di senso”.
Questo significa che l’impresa che vuole disporre dei migliori talenti tra quelli disponibili nelle giovani generazioni, indispensabili soprattutto nei settori più tecnologici e digitalizzati, dovrà offrire un ecosistema professionale che soddisfi queste esigenze.
L’impegno concreto nella sostenibilità aziendale, con prodotti e processi sostenibili, volto alla mitigazione del cambiamento climatico e per la riduzione dell’inquinamento, sono tutti elementi che si dimostrano graditi alle nuove generazioni. Un’azienda così impegnata si troverà anche come conseguenza minori richieste di denaro da parte dei collaboratori, aggiungendo un tassello importante alla competitività generata dall’adozione di una sostenibilità aziendale integrata e strategica.
Conclusioni
I punti precedenti offrono una rapida panoramica di alcuni dei buoni motivi che ha l’impresa per intraprendere rapidamente e con decisione il cammino della sostenibilità aziendale, integrata e strategica.
È importante ricordare che si tratta di un percorso, progressivo e da fare in proporzione alle risorse dell’azienda, alla sua propensione al rischio e all’innovazione, alla struttura organizzativa e al settore di attività.
Ma non esiste in alcun settore economico nel terzo millennio un’impresa che non si trovi di fronte alla scelta drastica se adottare il paradigma della sostenibilità o avviarsi lungo un rapido declino, con la certezza di finire fuori dal proprio mercato nel giro di pochi anni.
La buona notizia è che iniziare il percorso è possibile e vi sono strumenti per renderlo agevole, profittevole ed economicamente molto interessante.
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