Sostenibilità per piccole imprese. Il caso Coronilla

Oggi raccontiamo la storia di un’azienda familiare, nata come produttrice di pasta in un paese latino, che, come capita a molte medie imprese, confrontate con la competizione globale sul prezzo più basso, si è trovata di fronte a una situazione drammatica, prossima al fallimento, e ha dovuto trovare soluzioni non convenzionali. La storia di questa impresa familiare di medie dimensioni è molto importante perché dimostra come la sostenibilità non sia un’esclusiva delle grandissime aziende ma sia alla portata di ogni imprenditore, purché vi siano chiarezza di visione e impegno costante.

Situazione iniziale

Nel 1997, dopo aver toccato negli anni ‘80 vette notevoli di successo e una crescita robusta nel mercato domestico, Coronilla, pastificio Boliviano di proprietà della famiglia Willie, si trovava in una profonda difficoltà, dovuta tra l’altro a una politica governativa di blocco dei prezzi dei generi alimentari varata con l’obiettivo di arginare la crisi sociale.

Sembrava che non ci fosse un futuro per la pasta, fino ad allora un genere di primo consumo nel Paese, e la CEO appena insediata, Martha Willie, cercava soluzioni per superare la crisi ed evitare il fallimento.

Convinta che si dovessero trovare soluzioni drastiche e nuove linee di business, Martha avviò una ricerca ad ampio spettro su altri cereali e prodotti vegetali capaci di fornire la base di cibi sani e nutrienti, con un impatto ambientale favorevole e di origine più locale.

Soluzioni proposte

Non era infatti solo quella ambientale la preoccupazione della CEO di Coronilla, bensì anche la componente sociale dell’attività dell’impresa era al centro della sua ricerca di soluzioni. Fu con questa strategia in mente che affrontò il momento più difficile, all’assemblea degli azionisti del 1997. 

Il suo piano prevedeva di spostare la competizione dal piano dei prezzi a quello della qualità e della varietà di offerta, al contempo migliorando le performance ambientali e l’impatto dell’azienda sulle comunità locali e sui fornitori. Ma questo richiedeva lo sconvolgimento del business tradizionale della famiglia e dell’impresa. E nuove risorse economiche.

Martha Willie

Cedendo poco meno della metà del Capitale Sociale al Fondo de Capital Activo de Bolivia, la Willie riuscì a raccogliere il capitale necessario a uscire dal baratro e rilanciare l’azienda con i nuovi obiettivi sociali, ambientali ed economici. 

Furono così stabiliti i quattro principi chiave dell’azienda Coronilla: tutela ambientale, sviluppo sociale, sostenibilità economica e trasparenza totale. A questi principi doveva conformarsi l’intera gestione strategica e operativa per il futuro.

Tra le politiche più “folli” – così sembravano agli azionisti, come ricorda il figlio Diego, oggi Amministratore Delegato – quella di acquistare la Quinoa, e le altre materie prime principali, dalle comunità agricole più povere, a un prezzo superiore al mercato. 

Questo permise agli agricoltori di trattenere l’80% del prezzo finale del cereale, rispetto al 7-14% ricevuto dalla filiera tradizionale. Allo stesso tempo però questa scelta consentì anche a Coronilla di assicurare la propria catena di fornitura e posizionarsi rispetto ai propri competitor agli occhi del pubblico e degli stakeholders.

Nel 2005 Coronilla vinse il prestigioso Schwab Foundation Prize for Social Entrepreneurship e, cosa ancora più importante, gli azionisti poterono riacquistare le quote cedute al Fondo 8 anni prima, a condizioni vantaggiose.

Nel frattempo l’azienda era già divenuta un leader nella ricerca e produzione di cibi privi di glutine, sviluppando e insediandosi in uno spazio di mercato in grandissima espansione in tutto il mondo, affiancando a ciò l’impegno per la coltivazione e la produzione biologica e aderendo ai principali standard internazionali di commercio equo e solidale (Fair Trade).

Risultati finali

Nel giro di 20 anni, dalla svolta del 1997 al 2017, Coronilla, da media realtà locale Boliviana di produzione di un cibo di base, è divenuta un player internazionale sul mercato dei cibi ad alto valore aggiunto, strettamente radicato nel biologico e nel Fair Trade. 

A riconoscimento di questo impegno nel 2013 la Netherlands Cooperation CBI assegnava a Coronilla il primo premio per il “Sustainable Profitability Model”. Tutto ciò raggiungendo e consolidando risultati economici di tutto rispetto. 

Prodotti enogastronomici

Oltre all’ampliamento globale del proprio mercato che rispecchia l’aumento vertiginoso della richiesta di cibi privi di glutine e biologici, Coronilla riporta profitti costantemente tra il 15 e il 20% del fatturato, con un ROE (Return on Equity) del 23% (2016) e un ROA (Return on Assets) oltre il 14%.

La storia di Coronilla può ben rappresentare il potenziale che la sostenibilità riveste per le piccole e medie imprese, anche in settori molto tradizionali e apparentemente “maturi”, come quello di un alimento di base: la pasta.

Al di là delle indubbie capacità personali di Martha Willie, è evidente che l’adozione di linee guida valoriali molto chiare sui principi ambientali, sociali ed etici ha permesso all’azienda di intraprendere una conversione radicale con sicurezza, progredendo costantemente verso il raggiungimento di risultati di tutto rispetto. Solidi e duraturi nel tempo.

Integrare la sostenibilità nel modello di business, insomma, risulta anche in questo caso la scelta vincente.

Fonte immagini: coronilla.com

 

 

 

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    Oggi raccontiamo la storia di un’azienda familiare, nata come produttrice di pasta in un paese latino, che, come capita a molte medie imprese, confrontate con la competizione globale sul prezzo più basso, si è trovata di fronte a una situazione drammatica, prossima al fallimento, e ha dovuto trovare soluzioni non convenzionali. La storia di questa impresa familiare di medie dimensioni è molto importante perché dimostra come la sostenibilità non sia un’esclusiva delle grandissime aziende ma sia alla portata di ogni imprenditore, purché vi siano chiarezza di visione e impegno costante.

    Situazione iniziale

    Nel 1997, dopo aver toccato negli anni ‘80 vette notevoli di successo e una crescita robusta nel mercato domestico, Coronilla, pastificio Boliviano di proprietà della famiglia Willie, si trovava in una profonda difficoltà, dovuta tra l’altro a una politica governativa di blocco dei prezzi dei generi alimentari varata con l’obiettivo di arginare la crisi sociale.

    Sembrava che non ci fosse un futuro per la pasta, fino ad allora un genere di primo consumo nel Paese, e la CEO appena insediata, Martha Willie, cercava soluzioni per superare la crisi ed evitare il fallimento.

    Convinta che si dovessero trovare soluzioni drastiche e nuove linee di business, Martha avviò una ricerca ad ampio spettro su altri cereali e prodotti vegetali capaci di fornire la base di cibi sani e nutrienti, con un impatto ambientale favorevole e di origine più locale.

    Soluzioni proposte

    Non era infatti solo quella ambientale la preoccupazione della CEO di Coronilla, bensì anche la componente sociale dell’attività dell’impresa era al centro della sua ricerca di soluzioni. Fu con questa strategia in mente che affrontò il momento più difficile, all’assemblea degli azionisti del 1997. 

    Il suo piano prevedeva di spostare la competizione dal piano dei prezzi a quello della qualità e della varietà di offerta, al contempo migliorando le performance ambientali e l’impatto dell’azienda sulle comunità locali e sui fornitori. Ma questo richiedeva lo sconvolgimento del business tradizionale della famiglia e dell’impresa. E nuove risorse economiche.

    Martha Willie

    Cedendo poco meno della metà del Capitale Sociale al Fondo de Capital Activo de Bolivia, la Willie riuscì a raccogliere il capitale necessario a uscire dal baratro e rilanciare l’azienda con i nuovi obiettivi sociali, ambientali ed economici. 

    Furono così stabiliti i quattro principi chiave dell’azienda Coronilla: tutela ambientale, sviluppo sociale, sostenibilità economica e trasparenza totale. A questi principi doveva conformarsi l’intera gestione strategica e operativa per il futuro.

    Tra le politiche più “folli” – così sembravano agli azionisti, come ricorda il figlio Diego, oggi Amministratore Delegato – quella di acquistare la Quinoa, e le altre materie prime principali, dalle comunità agricole più povere, a un prezzo superiore al mercato. 

    Questo permise agli agricoltori di trattenere l’80% del prezzo finale del cereale, rispetto al 7-14% ricevuto dalla filiera tradizionale. Allo stesso tempo però questa scelta consentì anche a Coronilla di assicurare la propria catena di fornitura e posizionarsi rispetto ai propri competitor agli occhi del pubblico e degli stakeholders.

    Nel 2005 Coronilla vinse il prestigioso Schwab Foundation Prize for Social Entrepreneurship e, cosa ancora più importante, gli azionisti poterono riacquistare le quote cedute al Fondo 8 anni prima, a condizioni vantaggiose.

    Nel frattempo l’azienda era già divenuta un leader nella ricerca e produzione di cibi privi di glutine, sviluppando e insediandosi in uno spazio di mercato in grandissima espansione in tutto il mondo, affiancando a ciò l’impegno per la coltivazione e la produzione biologica e aderendo ai principali standard internazionali di commercio equo e solidale (Fair Trade).

    Risultati finali

    Nel giro di 20 anni, dalla svolta del 1997 al 2017, Coronilla, da media realtà locale Boliviana di produzione di un cibo di base, è divenuta un player internazionale sul mercato dei cibi ad alto valore aggiunto, strettamente radicato nel biologico e nel Fair Trade. 

    A riconoscimento di questo impegno nel 2013 la Netherlands Cooperation CBI assegnava a Coronilla il primo premio per il “Sustainable Profitability Model”. Tutto ciò raggiungendo e consolidando risultati economici di tutto rispetto. 

    Prodotti enogastronomici

    Oltre all’ampliamento globale del proprio mercato che rispecchia l’aumento vertiginoso della richiesta di cibi privi di glutine e biologici, Coronilla riporta profitti costantemente tra il 15 e il 20% del fatturato, con un ROE (Return on Equity) del 23% (2016) e un ROA (Return on Assets) oltre il 14%.

    La storia di Coronilla può ben rappresentare il potenziale che la sostenibilità riveste per le piccole e medie imprese, anche in settori molto tradizionali e apparentemente “maturi”, come quello di un alimento di base: la pasta.

    Al di là delle indubbie capacità personali di Martha Willie, è evidente che l’adozione di linee guida valoriali molto chiare sui principi ambientali, sociali ed etici ha permesso all’azienda di intraprendere una conversione radicale con sicurezza, progredendo costantemente verso il raggiungimento di risultati di tutto rispetto. Solidi e duraturi nel tempo.

    Integrare la sostenibilità nel modello di business, insomma, risulta anche in questo caso la scelta vincente.

    Fonte immagini: coronilla.com

     

     

     

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      È basato su 36 fattori correlati agli standard internazionali più significativi per definire la capacità di un’Organizzazione di sviluppare con successo strategie di Sostenibilità Integrata.