Imprese e ONG per la sostenibilità: un binomio impossibile fino a pochi anni fa e oggi un trend collaborativo in forte crescita. Questo sarà uno dei temi del prossimo webinar di Exsulting del 28 Febbraio 2021. Per iscriversi questo è il link diretto alla piattaforma.
Oggi intervistiamo Amelie Reuterskiöld Franchin cofondatrice di A future e appunto relatrice al webinar su questo tema. A future è un “braintrust”, definizione difficile da tradurre. Potremmo forse dire che è qualcosa di più di una società di consulenza, essendo focalizzata sull’ispirazione. È anche qualcosa di meno tradizionale, avendo scelto la forma molto flessibile della condivisione tra grandi professioniste con esperienza internazionale, ciascuna con la sua attività personale. Un network di partners. Sicuramente qualcosa di diverso e innovativo. Forse proprio questa formula originale è un segnale della loro proiezione verso un futuro nuovo, allineato al paradigma della sostenibilità. La prima domanda che vorremmo rivolgere ad Amelie è dunque:
Cosa ti ha portata a fondare A future?
Con un master in Economia e Business Administration completato da un master in Sviluppo Internazionale, dopo aver lavorato per quasi due decenni all’intersezione tra le sfide della società e la crescita a lungo termine del business con i leader delle grandi organizzazioni globali, la mia missione è diventata chiara.
A future è stata fondata sulla base di una convinzione professionale e personale. Credo che il settore privato, i suoi principi fondamentali e le sue forze possano e debbano guidare la creazione di Valore per le generazioni attuali e future. Il vecchio paradigma considerava una continua tensione tra business e società. Oggi dobbiamo concentrarci sulla loro interdipendenza. Aziende di successo e società sane e fiorenti hanno bisogno l’una dell’altra.
In che modo aiutate le imprese a promuovere la transizione?
Il nostro obiettivo è quello di sviluppare modelli di business che sfruttano la capacità del settore privato di guidare la crescita sostenibile. Gli input dal settore sociale, dagli stakeholder e il loro know-how devono essere incorporati in modo efficiente. La chiave è cogliere il potenziale di una partnership intersettoriale basata sulla fiducia.
Questo è in linea con il coinvolgimento sempre maggiore delle ONG con il mondo delle imprese, mi pare. Un fenomeno nuovo ma potente.
Le ragioni per cui le ONG sono diventate sempre più presenti nel mondo degli affari sono molteplici. Attraverso di esse l’impresa può crearsi un vantaggio competitivo in tanti modi:
- avventurarsi in nuovi / futuri mercati
- testare nuovi modelli di business
- (co)sviluppare nuovi prodotti e servizi e migliorarne la qualità
- ridurre i rischi della catena di approvvigionamento
- rendere visibili le opportunità di creazione di valore
- Assicurarsi la “license to operate” (concetto anglosassone, sostanzialmente legato alla tutela della reputazione. N.d.R.)
- Influenzare positivamente l’evoluzione della regolamentazione
- fornire l’accesso reti internazionali di contatti
- sostegno nelle attività di pubbliche relazioni
Hai qualche esempio che ritieni particolarmente significativo?
Ci sono molti esempi di collaborazione tra imprese e ONG per la sostenibilità. Nel settore delle costruzioni (sia edili, infrastrutturali che industriali), si possono trovare esempi in cui le ONG svolgono un ruolo costruttivo nel facilitare lo sviluppo e la gestione dei progetti. Il mancato coinvolgimento e la mancata comprensione dei valori e delle esigenze della comunità in prima persona può avere un impatto sulla reputazione di un operatore. Essere rifiutato da una comunità può creare ostacoli ai finanziamenti e creare costi operativi aggiuntivi.
Un esempio può essere trovato nella partnership tra Enel e ASVI. La presenza a lungo termine della ONG nelle baraccopoli brasiliane e l’accesso alla comunità locale attraverso la fiducia e la reputazione, sono diventati beni indispensabili per ENEL. Quando essa ha dovuto affrontare la scarsa conformità nel pagamento delle bollette elettriche, l’accesso illegale all’elettricità, lo scarso rapporto tra fornitore di energia e consumatori, nonché l’uso improprio dell’elettricità che porta a un consumo eccessivo, ha potuto far leva sul capitale relazionale dell’ONG per affrontare i problemi.
Sembrerebbe una collaborazione facile e intuitiva…
Si. Tuttavia, i progressi sono ancora lenti. Alcuni attori del settore sociale sono ancora scettici sul ruolo delle imprese. Le imprese in generale hanno ancora difficoltà a impegnarsi nel settore sociale.
Altri esempi che ti vengono in mente?
Due leader nei loro campi – Grundfos, leader mondiale nella produzione di pompe, e World Vision il maggior fornitore non governativo di acqua pulita nel mondo in via di sviluppo. I due hanno pianificato di fornire acqua pulita a due milioni di persone nell’Africa sub-sahariana entro il 2020. Solo nei primi due anni la partnership ha portato acqua pulita a 300.000 persone in Africa e in Asia. Solo cinque anni dopo i partner sono sulla buona strada per superare il loro obiettivo originale. La partnership si basa sulla vasta conoscenza di World Vision delle aree in via di sviluppo del mondo e delle loro solide reti locali da un lato. Dall’altro, sulla vasta tecnologia e conoscenza della tecnologia delle pompe d’acqua di Grundfos. Certo, è necessario anche il sostegno di donatori da un lato e leader delle comunità locali dall’altro. Ma un altro esempio di grande collaborazione ove l’impresatrae vantaggio dalla collaborazione con l’ONG.
Quali sono le maggiori sfide nella collaborazione tra imprese e ONG per la sostenibilità?
Le sfide principali consistono nel convertire la mentalità e creare una cultura diversa. Serve un linguaggio comune tra attori che tradizionalmente hanno visioni, obiettivi, culture, modelli di business e leadership diversi. Talvolta addirittura opposti. In Italia, rispetto ai Paesi anglosassoni e del Nord Europa, norme e tradizioni di origine storica, religiosa e culturale rendono più ardue queste sfide.
Una condizione che può facilitare il processo?
Per realizzare il potenziale delle partnership intersettoriali, bisogna costruire sui reciproci punti di forza. Si devono creare nuove opportunità dalla partnership e gestire il rischio in modo efficace.
Una condizione iniziale per una partnership di successo è una buona autovalutazione. Essa facilita la selezione dei potenziali partner. Poiché le partnership sono formate e guidate da individui, individuare la giusta controparte è importante. Quando si creano nuove partnership, è fondamentale stabilire un chiaro processo di selezione che si basi su criteri forti utilizzati per identificare i partner giusti per un processo di co-creazione più profondo.
Comunicare tra imprese e ONG per la sostenibilità
La seconda condizione è una buona comunicazione tra i partner ad ogni livello della struttura operativa. Questo per comprendere le aspettative e le esigenze dell’altro e creare una visione chiara e comune del lavoro richiesto.
In terzo luogo, è di grande importanza riconoscere le competenze e le risorse complementari per legittimare le partnership. Il potenziale per la sostenibilità economica, sociale e ambientale a lungo termine delle imprese che si trova nelle collaborazioni intersettoriali è enorme. Esso comporta però la necessità di un attore neutrale in grado di mappare, mediare, gestire e “sposare” in modo efficiente le potenziali partnership.
In questo vedi anche un ruolo per A future immagino.
C’è sicuramente spazio in futuro per un soggetto specializzato nell’intermediazione, progettazione, formazione e gestione di partnership strategiche intersettoriali che generano valore economico e sociale per tutti gli stakeholder. In questo saremo felici di poter dare una mano.
Con questo concludiamo la breve intervista ad Amelie Reuterskiöld Franchin. Sicuri che dal suo intervento al prossimo webinar di Exsulting del 28 Gennaio i partecipanti potranno trarre ulteriori spunti per lo sviluppo sostenibile delle proprie aziende.