Rendiconti di Sostenibilità sempre più impegnativi: ecco come farli rendere

Rendiconti di Sostenibilità sempre più impegnativi: ecco come farli rendere

I Rendiconti di Sostenibilità diventeranno sempre più completi, anche trasparenti forse, ma anche impegnativi. E il loro costo è destinato a salire ancora.

Il 21 aprile 2021 la Commissione Europea ha presentato una proposta di direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive).
Si andrebbe a modificare così la Direttiva NFRD, la Non-Financial Reporting Directive attualmente in vigore, con lo scopo di rendere i requisiti di rendicontazione della sostenibilità più coerenti con il quadro giuridico complessivo della finanza sostenibile.

Dall’Accordo di Parigi alla Corporate Sustainability Reporting Directive

L’accordo di Parigi, ratificato dall’UE nell’ottobre 2016, ha stabilito un quadro globale di impegni in tema di cambiamenti climatici ed è giuridicamente vincolante.
Ora sono necessari ingenti investimenti per aiutare la riconversione degli attuali sistemi produttivi ed aumentarne l’efficienza e la sostenibilità.

In quest’ottica nel dicembre 2019, l’Unione Europea ha introdotto il Green Deal Europeo. Un piano d’azione per raggiungere la riduzione del 55% delle emissioni di GHG (rispetto al 1990) entro il 2030. Con un obiettivo di neutralità climatica al 2050. E attraverso il quale si prevede la mobilitazione di almeno 1000 miliardi di € nei prossimi 10 anni.

Il ruolo dei Rendiconti di Sostenibilità

Come possono, gli operatori finanziari, valutare il rischio connesso alla sostenibilità? E come favorire l’allocazione di capitale privato e pubblico in investimenti coerenti all’obiettivo della neutralità climatica? I Rapporti di Sostenibilità devono diventare uno strumento affidabile, trasparente e utile al raggiungimento di questi obiettivi.

Per questo, nel dicembre 2019 è entrato in vigore il regolamento europeo SFDR – Sustainable Finance Disclosure Regulation.
L’SFDR obbliga i partecipanti dei mercati finanziari a fornire informazioni sull’integrazione dei fattori ESG nei prodotti finanziari offerti al pubblico.
Ogni fondo d’investimento però parla la propria lingua e applica i propri criteri. Quindi, per rendere più trasparenti e comparabili queste informazioni, insieme alla proposta CSRD, è stato adottato un atto delegato sulla tassonomia “verde” europea. Nei fatti, un elenco di attività considerate in coerenza con gli obiettivi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.

Queste proposte mirano a garantire che i contenuti dei Rendiconti di Sostenibilità delle aziende siano coerenti con la tassonomia e quindi, che l’informativa ESG offerta dalle imprese sia allineata con le informazioni richieste dagli operatori finanziari.

La proposta di Corporate Sustainability Reporting Directive in pillole
Campo di applicazione

Il perimetro di applicazione viene esteso a tutte le società quotate (ad eccezione delle microimprese), alle grandi società europee non quotate (che soddisfino determinati requisiti) e alle società extra-UE quotate sui mercati regolamentati europei.

Collocazione

Le aziende dovranno inserire l’informativa sulla sostenibilità nella relazione sulla gestione e contrassegnarle con un linguaggio di mark-up che permetta di evidenziare e definire gli elementi in questione all’interno del documento.

Stakeholder

Viene eliminata ogni ambiguità sul fatto che le aziende debbano riportare le informazioni necessarie a capire come gli aspetti della sostenibilità possano influenzare la capacità di raggiungere i proprio obiettivi di business. Viceversa, dovranno essere riportare tutte le informazioni necessarie per capire l’impatto che hanno le aziende sulle persone e sull’ambiente.

Doppia materialità
Standard europei per i Rendiconti di Sostenibilità

A decorrere dall’anno 2024, se tutto va come previsto, le aziende (a eccezione delle PMI) dovranno rendicontare sulla base di standard europei di rendicontazione.
La Direttiva propone di inserire nel report di sostenibilità informazioni riguardanti questioni ambientali, sociali e di governance per le seguenti aree di reporting:

 

Aree di rendicontazione
Immagine rielaborata da Exsulting srl. Fonte: La proposta di nuova Direttiva europea sul reporting aziendale di sostenibilità (CSRD). O.I.B.R. , 2021

 

Ma il braccio operativo, per quanto concerne l’emanazione degli standard, sarà l’EFRAG. Che propone una struttura organizzata su 3 tre livelli , 3 temi e 3 aree di rendicontazione.

 

EFRAG target architecture
Immagine rielaborata da Exsulting srl. Fonte: Proposals for a relevant and dynamic eu sustainability reporting standard-setting. EFRAG, 2021
Assurance dell’informativa di sostenibilità

Per la prima volta in Europa (in Italia è già previsto) verrebbe introdotto l’obbligo di un “audit di garanzia” sulle informazioni contenute nei Rendiconti di Sostenibilità delle aziende. Questo garantirebbe una maggiore affidabilità e accuratezza delle informazioni e, quindi, un livello di garanzia più simile a quello richiesto ai rapporti finanziari.

What’s next?

L’estensione del campo di applicazione quadruplicherà la platea di aziende soggette alla direttiva.
Attualmente le aziende europee soggette a obbligo di rendicontazione non finanziaria sono 11.700, con l’entrata in vigore della CSRD aumenteranno a  49.000.
Senza contare tutte le aziende della subfornitura. Seppur non soggette all’obbligo di rendicontazione, esse saranno coinvolte indirettamente dalla CSRD. Quest’ultima infatti prevede la rendicontazione su tutta la catena del Valore, e quindi anche sulla catena di fornitura.

Ma quanto costerà, alle aziende, l’attività di reporting sulla sostenibilità?

Nella valutazione d’impatto che accompagna la proposta di direttiva il valore mediano del costo del reporting viene stimato  a 61.000€. Non sono spiccioli.

Se è vero che i Rendiconti di Sostenibilità dovranno in futuro contenere informazioni prospettiche, rappresentate anche da target di medio-lungo periodo, è altrettanto vero che il rapporto di Sostenibilità come lo conosciamo oggi non è uno strumento strategico. Piuttosto, e lo dice il termine stesso, serve a rendicontare le performance aziendali passate. E nulla aiuta a capire sul futuro.

Da questa evoluzione sfide e opportunità.

La proposta di direttiva ci pone davanti uno scenario nel quale molte più imprese dovranno fare i conti con la raccolta delle informazioni che riguardano la sostenibilità. Ciò rappresenta sicuramente un costo considerevole, sia in termini di tempo che economico, da aggiungere al bilancio.

Oltre ai costi, bisognerà saper definire obiettivi e linee di azione coerenti con la tassonomia degli investimenti sostenibili. Sostenibilità significa essere in grado di rispondere a sfide cui molte imprese non hanno finora pensato: cambiamento climatico, circolarità dei processi, riduzione drastica dell’inquinamento, efficientamento energetico spinto e uso di energie rinnovabili. Ci saranno da affrontare temi come la scarsità di risorse, dunque la ricerca di fonti alternative, e un’accelerata evoluzione sociale. Questi sono solo alcuni dei rischi che le aziende dovrebbero, e dovranno, prendere in considerazione.

Ma la sostenibilità vista con l’approccio di Exsulting è soprattutto sinonimo di opportunità.
Integrarla nella strategia aziendale permetterà di risparmiare energia e materiali,  di ottimizzare la gestione di input e output dei processi. Il che si traduce in un grande risparmio economico e nella massima efficienza. Si apriranno nuovi mercati e si troveranno nuovi modi di rispondere ai bisogni dei clienti. In altri casi emergeranno bisogni nuovi cui ci sarà l’opportunità di rispondere sfruttando l’intelligenza delle proprie organizzazioni.

Come far rendere dunque gli investimenti nei Rendiconti di Sostenibilità?

Exsulting propone una soluzione ottimale a tutte le imprese: il percorso basato sull’Embedded Sustainability Index®.
ESIndex® è uno strumento polivalente che gestisce con efficacia rischi e opportunità dell’attività aziendale in un’ottica di Sostenibilità Integrata.

Exsulting accompagna l’impresa, dopo una prima analisi della situazione attuale, a migliorare la propria performance di Sostenibilità. ESIndex® integra in sé risk management e sostenibilità strategica, permettendo agli esperti di Exsulting di sostenere il management aziendale nella scelta di obiettivi utili, coerenti e ambiziosi. E aiutandoli poi a raggiungerli.

Al contempo, grazie alla corrispondenza tra i temi trattati dall’ESIndex® e le prescrizioni della Non-Financial Reporting Directive attualmente in vigore, l’indicatore sviluppato da Exsulting fornisce all’impresa la base per la propria rendicontazione.

Un approccio completo, quindi, facile da utilizzare e basato sia sulla tecnologia informatica sia sulla solida competenza sul campo dei professionisti di Exsulting.

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Si andrebbe a modificare così la Direttiva NFRD, la Non-Financial Reporting Directive attualmente in vigore, con lo scopo di rendere i requisiti di rendicontazione della sostenibilità più coerenti con il quadro giuridico complessivo della finanza sostenibile.

Dall’Accordo di Parigi alla Corporate Sustainability Reporting Directive

L’accordo di Parigi, ratificato dall’UE nell’ottobre 2016, ha stabilito un quadro globale di impegni in tema di cambiamenti climatici ed è giuridicamente vincolante.
Ora sono necessari ingenti investimenti per aiutare la riconversione degli attuali sistemi produttivi ed aumentarne l’efficienza e la sostenibilità.

In quest’ottica nel dicembre 2019, l’Unione Europea ha introdotto il Green Deal Europeo. Un piano d’azione per raggiungere la riduzione del 55% delle emissioni di GHG (rispetto al 1990) entro il 2030. Con un obiettivo di neutralità climatica al 2050. E attraverso il quale si prevede la mobilitazione di almeno 1000 miliardi di € nei prossimi 10 anni.

Il ruolo dei Rendiconti di Sostenibilità

Come possono, gli operatori finanziari, valutare il rischio connesso alla sostenibilità? E come favorire l’allocazione di capitale privato e pubblico in investimenti coerenti all’obiettivo della neutralità climatica? I Rapporti di Sostenibilità devono diventare uno strumento affidabile, trasparente e utile al raggiungimento di questi obiettivi.

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Standard europei per i Rendiconti di Sostenibilità

A decorrere dall’anno 2024, se tutto va come previsto, le aziende (a eccezione delle PMI) dovranno rendicontare sulla base di standard europei di rendicontazione.
La Direttiva propone di inserire nel report di sostenibilità informazioni riguardanti questioni ambientali, sociali e di governance per le seguenti aree di reporting:

 

Aree di rendicontazione
Immagine rielaborata da Exsulting srl. Fonte: La proposta di nuova Direttiva europea sul reporting aziendale di sostenibilità (CSRD). O.I.B.R. , 2021

 

Ma il braccio operativo, per quanto concerne l’emanazione degli standard, sarà l’EFRAG. Che propone una struttura organizzata su 3 tre livelli , 3 temi e 3 aree di rendicontazione.

 

EFRAG target architecture
Immagine rielaborata da Exsulting srl. Fonte: Proposals for a relevant and dynamic eu sustainability reporting standard-setting. EFRAG, 2021
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Se è vero che i Rendiconti di Sostenibilità dovranno in futuro contenere informazioni prospettiche, rappresentate anche da target di medio-lungo periodo, è altrettanto vero che il rapporto di Sostenibilità come lo conosciamo oggi non è uno strumento strategico. Piuttosto, e lo dice il termine stesso, serve a rendicontare le performance aziendali passate. E nulla aiuta a capire sul futuro.

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È basato su 36 fattori correlati agli standard internazionali più significativi per definire la capacità di un’Organizzazione di sviluppare con successo strategie di Sostenibilità Integrata.